L’altro
giorno, venerdì di Pasqua, nella casella postale del Comitato è stata
recapitata questa lettera che vi proponiamo. Sembra astiosa, sembra rancorosa e
polemica. Arrivati in fondo, e riconsiderando quel che dice, ci siamo però resi
conto che astio e rancore erano soltanto nostri, perché ci accorgevamo d’essere
stati trattati ancora una volta in maniera indegna. Ringraziamo quindi questo
sconosciuto Barone Rampante, e tutti quelli che hanno il coraggio di gridare
contro le furbizie e la scorrettezza che si possono annidare anche in un
comportamento formalmente inattaccabile – inaccettabile però per ogni cittadino
che abbia un senso delle correttezza e della giustizia che non sia puramente strumentale,
ma rispettoso della dignità comune. Questo è lo spirito in cui si riconosce il
Comitato, questo ciò per cui combatte.
CTCM, 14 aprile 2020
LETTERA
SULLO STRANO CASO DELL’EOLICO A RUFINA
di Barone Rampante
Vi
scrivo perché oggi mi sono chiesto se al Comune di Rufina la pandemia da
coronavirus sia particolarmente clemente. Sì, perché è accaduto il fatto
seguente. Pochi giorni fa, sulla pagina Facebook Crinaliliberi, il Comitato ha diffuso
la news de "La Nazione" che pubblicava l'elenco delle "particelle catastali interessate
dall’apposizione del vincolo preordinato all’ESPROPRIO e/o asservimento e/o
occupazione temporanea": tutto finalizzato ai lavori previsti per
la centrale eolica industriale di AGSM Verona S.p.A. sul crinale del nostro
Appennino.
Ho provato a contare le particelle catastali interessate, ma ho... perso il conto: sono comunque circa 800. Ho allora contato le "ditte" catastali, cioè il numero dei soggetti proprietari di tali particelle, e lì ci sono riuscito: 116. Ogni "ditta" catastale è però spesso formata da più persone fisiche, comproprietari o co-eredi. Posso ipotizzare che la proprietà di almeno due o trecento persone stia quindi per essere pregiudicata dai lavori per la centrale eolica. E non parlo tanto delle particelle del crinale, quanto piuttosto di quelle lungo le strade di accesso dei mezzi d'opera.
Ho provato a contare le particelle catastali interessate, ma ho... perso il conto: sono comunque circa 800. Ho allora contato le "ditte" catastali, cioè il numero dei soggetti proprietari di tali particelle, e lì ci sono riuscito: 116. Ogni "ditta" catastale è però spesso formata da più persone fisiche, comproprietari o co-eredi. Posso ipotizzare che la proprietà di almeno due o trecento persone stia quindi per essere pregiudicata dai lavori per la centrale eolica. E non parlo tanto delle particelle del crinale, quanto piuttosto di quelle lungo le strade di accesso dei mezzi d'opera.
Bene: ci si potrebbe attendere che un'amministrazione comunale attenta ai diritti dei propri cittadini si preoccupi di tenerli ben informati di cosa stia succedendo alle loro proprietà sui rispettivi territori: mica tutti comprano, leggono o diffondono "La Nazione"... Ebbene, una di queste 800 particelle (sì, una!), è situata in comune di Rufina e, diligentemente, il comune di Rufina, sin dal 31 marzo scorso ha pubblicato anch'esso, sulla home page del proprio sito istituzionale, nella sezione "In Evidenza", l'"Avviso pubblico di avvio procedimento per il rilascio di Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale" relativo al "Progetto impianto eolico Monte Giogo di Villore".
Sono allora andato sui siti istituzionali dei Comuni di Vicchio e Dicomano, a cercare un analogo "Avviso Pubblico", visto che la stragrande maggioranza delle particelle catastali elencate rientrano nei loro territori. Ma sulle home page non c'era nulla. Vabbè, mi son detto, lo avranno messo in qualche pagina dedicata a cose come queste. Sezione "In evidenza"? Niente. "Amministrazione trasparente"? Nisba! "Bandi, avvisi"? Neppure per idea. Allora, incredulo, ho via via digitato, nei motori di ricerca di entrambi i siti, le parole "agsm", "eolico", "esproprio", "espropri" (sì, sia al singolare che al plurale, ero sull'orlo della disperazione...), ma le uniche cose che ho visto sono stati i comunicati... dell'anno scorso, con le belle foto di gruppo della gita delle pentole.
Ho allora aperto il link all'"Albo Pretorio", ma giusto così, perché qualcuno più qualificato di me me lo ha suggerito, citando un famigerato comma 2, di un anonimo articolo 11, di un certo Decreto del Presidente della Repubblica n. 327, con remota data di 19 anni fa (8 giugno 2001). Ho spulciato e, sì, finalmente!... ho trovato l'Avviso Pubblico, fra decine di righe di link, molte delle quali da aprire giusto per capire cosa c'era dietro. Comunque sia, l'ottemperanza al comma 2 dell'articolo 11 ecc. ecc. è salva. Meno male, allora lo sanno, non hanno fatto errori formali, non se ne sono dimenticati. No. La questione però, a questo punto, è molto più grave: hanno deliberatamente scelto di non dire nulla a nessuno.
È poco carino che un Comune, che tanto dice di volersi spendere per decarbonizzare il Pianeta (lasciando però sbracare per sempre i suoi monti e i suoi boschi da qualcuno venuto da fuori...), non si ponga almeno il problema del pregiudizio che ne deriverà alle proprietà immobiliari del rispettivo territorio. Soprattutto se questo pregiudizio deriverà da un progetto per la cui promozione il sindaco in persona si è già speso prima ancora che fosse terminato e presentato, accettando di farsi accompagnare a Verona, a casa dal proponente, per dirsi (ma... fra loro, ditta, sindaci e consiglieri comunali) cose che i cittadini che li avevano eletti NON HANNO POTUTO SENTIRE. Sì, perché, ricordiamocelo bene, la gita delle pentole organizzata da AGSM, per noi peones della cittadinanza, è stata ben successiva e ben separata dalla prima. E hanno un bel dirci che AGSM non ci ha raccontato nulla di diverso da quello che ha raccontato ai sindaci: perché allora incontrarci in contesti separati, se le cose di cui parlare sono davvero le stesse? E ovviamente, nemmeno lì, nemmeno un accenno agli espropri.
Torniamo all'avviso pubblico pubblicato dal Comune di Rufina: devo evidenziare una cosa che mi sembra importantissima, visto che certi sindaci si limitano strettamente al "minimo sindacale" di una recondita pubblicazione sull'Albo Pretorio.
Sappiamo che la possibilità di esprimere osservazioni al progetto in sé (e ai suoi allegati ambientali e paesaggistici) scade entro 60 giorni dalla data della sua pubblicazione (e anche questo i sindaci non l’hanno detto), fatte salve le proroghe legate all’emergenza sanitaria. Ma, ATTENTI: la possibilità di far pervenire le eventuali osservazioni AI VINCOLI ESPROPRIATIVI (e alle varianti urbanistiche, definite "possibili"), scade ENTRO SOLI 30 giorni, non entro 60. E andranno inviate NON SOLO al Settore “Valutazione impatto ambientale" della Regione Toscana, che ha sede a Firenze in piazza Unità italiana 1, MA ANCHE al Settore “Servizi Pubblici Locali, Energia e Inquinamenti”, in via di Novoli 26.
Visto che non le dice nessuno queste cose, come faranno i proprietari "espropriandi" o "occupandi" a saperlo? Glielo dico io, per tramite del fantomatico Comitato: «andate a consultare l'Albo Pretorio, prima che sia troppo tardi, perché se aspettate che lo facciano i vostri sindaci o i vostri rappresentanti, fate in tempo a farvi espropriare».
Cosa risponderanno i sindaci di Vicchio e Dicomano? Che c'è il coronavirus? E che quindi non hanno il tempo di far sì che chiunque apra il sito del loro comune prenda SUBITO visione dell'Avviso Pubblico?
Ma a
Rufina, per l’appunto: lì non c'è il coronavirus?
Ed è così che mi sono spiegato il sogno che ho fatto l'altra notte. Ve lo racconto.
Il nostro sindaco riceveva in un comune un ricco signore, per parlare di non sapevamo cosa. Poi, però, entusiasta, ma non sapevo perché, il sindaco andava alla finestra a sbracciarsi per magnificare a tutti i suoi cittadini i pregi dell'opera appena propostagli da quel ricco signore, affacciato anche lui alla finestra, ma un po' in ombra. Poi, con i consiglieri comunali, di maggioranza o meno non importa, accettava l'invito a casa di quel ricco signore per vedere un'opera analoga a quella che gli era stata proposta. Visti i dubbi, alcuni dei suoi concittadini, erano andati nel frattempo poco lontano, a vederne una DAVVERO analoga a quella di cui avevano sentito parlare, e non gli era piaciuta neanche un po'. Alle loro obiezioni il sindaco rassicurò i cittadini, anche loro sarebbero potuti andare (prenotandosi) a casa di quel ricco signore ad ammirare l'opera, ma... dopo, non con lui e i consiglieri. Estasiato, tornava quindi nel suo comunello, e si rinchiudeva nel suo ufficio, a fare tante cose, contento come una Pasqua.
Intanto fuori i cittadini, compresi quelli che lo avevano votato, cominciarono a chiedersi che vantaggi sarebbero venuti, a loro e al Pianeta, da quell'opera; ma un vantaggio serio, che fosse uno, non lo trovavano. Anzi. Noi, intanto, che stiamo vicini al luogo in cui è prevista l'opera, ci ritrovavamo con il comune alle calcagna ogni volta che vogliamo spostare mezzo cesso, dovendo però rinunciare ad allargare la finestra. Ma un vicino mi ha detto che la costruzione di quell'opera ci avrebbe tolto un pezzo di bosco, un pezzo di cortile, che la linea elettrica di collegamento mi passava a pochi metri da casa. E che casa nostra, che avevamo scelto proprio perché era in mezzo a una valle tranquilla e appartata, si sarebbe trovata circondata da una zona industriale, con una corona di spine di otto torri d'acciaio e fibra di vetro, tali che, se anche avessimo voluto vendere tutto per andarcene da un'altra parte, avremmo incassato una cicca.
Allora sono corso a valle, dal sindaco. Era sera, l’ho visto di spalle mentre saliva in una vettura. Di lontano gli ho gridato: "Sindaco, ma perché?!". Lui si è girato verso di me, prima di andarsene, ma non era lui, aveva un'espressione di sufficienza e il volto di Alberto Sordi, e mi rispondeva: "Perché io so' io, e tu nun sei ‘n’ cazz’,,!"
Ed è così che mi sono spiegato il sogno che ho fatto l'altra notte. Ve lo racconto.
Il nostro sindaco riceveva in un comune un ricco signore, per parlare di non sapevamo cosa. Poi, però, entusiasta, ma non sapevo perché, il sindaco andava alla finestra a sbracciarsi per magnificare a tutti i suoi cittadini i pregi dell'opera appena propostagli da quel ricco signore, affacciato anche lui alla finestra, ma un po' in ombra. Poi, con i consiglieri comunali, di maggioranza o meno non importa, accettava l'invito a casa di quel ricco signore per vedere un'opera analoga a quella che gli era stata proposta. Visti i dubbi, alcuni dei suoi concittadini, erano andati nel frattempo poco lontano, a vederne una DAVVERO analoga a quella di cui avevano sentito parlare, e non gli era piaciuta neanche un po'. Alle loro obiezioni il sindaco rassicurò i cittadini, anche loro sarebbero potuti andare (prenotandosi) a casa di quel ricco signore ad ammirare l'opera, ma... dopo, non con lui e i consiglieri. Estasiato, tornava quindi nel suo comunello, e si rinchiudeva nel suo ufficio, a fare tante cose, contento come una Pasqua.
Intanto fuori i cittadini, compresi quelli che lo avevano votato, cominciarono a chiedersi che vantaggi sarebbero venuti, a loro e al Pianeta, da quell'opera; ma un vantaggio serio, che fosse uno, non lo trovavano. Anzi. Noi, intanto, che stiamo vicini al luogo in cui è prevista l'opera, ci ritrovavamo con il comune alle calcagna ogni volta che vogliamo spostare mezzo cesso, dovendo però rinunciare ad allargare la finestra. Ma un vicino mi ha detto che la costruzione di quell'opera ci avrebbe tolto un pezzo di bosco, un pezzo di cortile, che la linea elettrica di collegamento mi passava a pochi metri da casa. E che casa nostra, che avevamo scelto proprio perché era in mezzo a una valle tranquilla e appartata, si sarebbe trovata circondata da una zona industriale, con una corona di spine di otto torri d'acciaio e fibra di vetro, tali che, se anche avessimo voluto vendere tutto per andarcene da un'altra parte, avremmo incassato una cicca.
Allora sono corso a valle, dal sindaco. Era sera, l’ho visto di spalle mentre saliva in una vettura. Di lontano gli ho gridato: "Sindaco, ma perché?!". Lui si è girato verso di me, prima di andarsene, ma non era lui, aveva un'espressione di sufficienza e il volto di Alberto Sordi, e mi rispondeva: "Perché io so' io, e tu nun sei ‘n’ cazz’,,!"
NB Per chi non lo sapesse, la citazione in chiusura è proprio
Alberto Sordi, nelle mitiche vesti del Marchese del Grillo.
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